Nelle feste, scopri l’alchechengi
Piccolo come una ciliegia, con un sapore simile al lampone ma più acre e aspro: l’alchechengi, nome traducibile in “lanterna cinese”, è ancora poco conosciuto per le sue proprietà salutari, ma lo è molto di più per essere una prelibatezza trasformato in dolce, soprattutto nel periodo natalizio.
Un sapore delizioso
Piccolo come una ciliegia, simile a un pomodorino giallo, con un sapore simile al lampone ma più acre e aspro. L’alchechengi, nome decisamente difficile (deriverebbe dal francese “alcacange” e a sua volta dall’arabo “al-kakang”), traducibile in “lanterna cinese”, è ancora poco conosciuto per le sue proprietà salutari, ma lo è molto di più per essere una prelibatezza trasformato in dolce, soprattutto nel periodo natalizio. Il suo colore, dal giallo carico all’arancio, e il suo involucro a ciuffo, ne fanno un frutto prezioso per le decorazioni di torte e budini, nonché per i tradizionali cioccolatini divenuti ormai un classico di fine-pranzo.
Un po’ di storia
La pianta dell’alchechengi si coltiva facilmente anche sul balcone di casa perché resiste bene al freddo, in piena estate sbocciano fiori bianchi a campanella che attraggono soprattutto le farfalle, mentre i graziosissimi frutti, molto ornamentali anche per gli spazi interni, compaiono da settembre a dicembre, quando potremo utilizzarli per le decorazioni natalizie, come per ghirlande e centritavola. Molto apprezzati in Giappone, gli alchechengi si usano ancora oggi nel Paese del Sol Levante come omaggio alle anime dei defunti, e ai suoi fiori è dedicata anche una fiera-mercato che si svolge ogni anno in luglio.
Proprietà dell’alchechengi
Ma veniamo alle sue proprietà, ben conosciute alle popolazioni antiche sia asiatiche che europee (ma il frutto è probabilmente originario del Perù): le sue bacche, essiccate, sono ottimo rimedio (in infuso) per curare i calcoli renali e vescicali, vengono utilizzate come diuretico per contrastare la ritenzione idrica e la gotta, sono sedativo della tosse e lassativo, oltre che potente antiossidante. In particolare, è rilevante la presenza massiccia di vitamina C, in quantità addirittura doppia rispetto al limone, che ne fa un frutto utile anche per rafforzare le difese immunitarie. Non sono invece commestibili le foglie perché contenenti solanina, una sostanza tossica. In generale non ci sono controindicazioni, anche se la sua assunzione può interferire con quella di alcuni diuretici.
Come assaporarlo
Per assaporare bene il frutto occorre mangiarlo possibilmente fresco. Può essere aggiunto alle insalate o ad alcuni risotti in bianco, ma è con il cioccolato che gli alchechengi acquistano sicuramente in magia e raffinatezza. Immersi quindi in una fonduta di fondente ( ma anche in cioccolato bianco, di grande tendenza), aggiunto a pezzettini in muffins e cupcakes, o come decorazione superba su torte splamate di glassa. Contenendo pectina in abbondanza, il frutto è l’ideale per fare marmellate e gelatine, e quindi anche per riempire originali crostate. Un’alternativa molto invernale è la frutta brinata: si immergono gli alchechengi prima nell’ albume e poi nello zucchero semolato, per ottenere un effetto “gelato” molto gradevole.
Un ultimo consiglio
Per concludere, l’alchechengi diventa una decorazione deliziosa nel bicchiere da Martini, dove avrete shakerato, ad esempio, vermouth, bitter, liquore di pesca e pepe di Cayenna.