Vitamina D e salute

Vitamina D Prevenzione

Un apporto supplementare di vitamina D è utile alla nostra salute?

Il Servizio di Prevenzione Statunitense raccomanda alle donne in post menopausa di non assumere supplementi di calcio e vitamina D ma altre linee guida alimentari consigliano esattamente il contrario.Leggi l’articolo del Dr. Girelli, Oncologo e Radioterapista di Lilt Biella, e scopri di più sulla vitamina D.

Vitamina D: tutto quello che devi sapere

Sono anni che si dibatte se un apporto supplementare di vitamina D sia utile o meno alla nostra salute. Sebbene il Servizio di Prevenzione Statunitense raccomanda alle donne in post menopausa di non assumere supplementi di calcio e vitamina D, vi sono altre linee guida alimentari che consigliano esattamente il contrario allo scopo di prevenire fratture o cadute.

Dose supplementare di Vitamina D in autunno e in inverno

Per esempio, il comitato scientifico del Regno Unito che si occupa di nutrizione raccomanda l’assunzione supplementare, oltre a quella assunta con la dieta, da parte degli adulti di una piccola dose di vitamina D in autunno e in inverno. Ad ogni buon conto, un articolo comparso recentemente sul British Medical Journal, dopo aver  esaminato la letteratura corrente è giunto alla conclusione che non vi è un’evidenza consistente sul ruolo protettivo di un’assunzione extra di vitamina D nel prevenire eventi avversi a carico del sistema muscolo scheletrico. Gli autori concordano invece sull’importanza, per i soggetti a rischio come coloro che presentano una malassorbimento di Vitamina D, una limitata esposizione al sole o che sono costretti a vivere in casa per buona parte della loro vita, di assumere un supplemento di vitamina D (400-800 UI/die); per tutti gli altri soggetti assumere un supplemento di vitamina D è inutile.

Olio di pesce, tuorlo d’uovo  e non solo: ecco gli alimenti ricchi di vitamina D

Immediata la replica dei colleghi inglesi che riaffermano l’importanza dell’assunzione di Vitamina D, in particolare si ricorda che 10  μg/die è la quantità di vitamina D necessaria per il 97,5% della popolazione per mantenere la concentrazione sopra i 25nmol/L, il livello necessario per proteggere la salute del sistema muscoloscheletrico quando l’esposizione al sole è minima. Assumere vitamina D in modo sufficiente è particolarmente importante perché un sistema muscoloscheletrico debole è una delle cause principali di disabilità. La vitamina D è presente nell’olio di pesce, nella carne rossa, nel fegato, nel tuorlo dell’uovo, nei prodotti lattiero caseari ed è assorbita attraverso la pelle quando quest’ultima è esposta al sole. In ogni caso coloro che presentano problemi di ipercalcemia, calcificazione dei tessuti dei tessuti molli e disturbi renali, non devono assume una quantità eccessiva di vitamina D.

Una dieta equilibrata per assumere il giusto apporto di vitamina D

Le persone in buona salute con una dieta equilibrata non devono assumere integratori contenenti vitamina D neppure in inverno. E’ importante non creare una pseudo-patologia incoraggiata dalle ditte produttrici di integratori alimentari contenenti vitamina D, associazioni di paziente con ipovitaminosi e ditte alimentari. Le persone in buona salute sono in grado di sintetizzare la vitamina D anche dopo brevi esposizioni al sole nel periodo primaverile ed estivo. Nei Paesi nordici il livello di vitamina D decresce normalmente nel periodo invernale, questo avviene da migliaia di anni senza particolari danni nella popolazione. Da una revisione di tutti gli articoli scientifici che parlano di vitamina D emerge un quadro estremamente fosco. A quanto pare non vi è un beneficio certo dall’assunzione di vitamina, soprattutto non previene le fratture.

La vitamina D e gli italiani

La situazione in Italia è stata abbondantemente studiata, un lavoro scientifico del 2003 riportava una carenza di vitamina D nelle donne con un’età compresa tra i 60 e gli 80 anni. Lo studio ha coinvolto 43 centri distribuiti a livello nazionale che trattano l’osteoporosi. Le più soggette ad ipovitaminosi erano donne con un basso livello di istruzione, fumatrici, residenti nell’Italia centrale e che riferivano un basso consumo di latticini. Siccome a fornire i dati erano Centri che si occupano di osteoporosi  e le donne oggetto dello studio presentavano ipovitaminosi D e  una maggiore e significativa incidenza di fratture c’è da credere che la carenza di vitamina D nella realtà non sia così rara e priva di rischi.

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